Strutture e servizi

    Circolo Culturale Panevino

  • Nicola Panevino nacque il 13 luglio 1910 a Carbone (Pz), dove il padre Giambattista, alianese, espletava le funzioni di segretario comunale. All’Università Federico II di Napoli il giovane Panevino conseguì a pieni voti la laurea in Giurisprudenza, e seguì le orme del padre con ingresso in magistratura. Dopo aver svolto le funzioni giudiziarie presso il Tribunale dei Minori a Napoli, a soli 32 anni nel luglio del 1942, si trasferì, come giudice, al Tribunale di Savona.

    E fu lì che il destino gli propose una dolorosa alternativa: rigettò l’agevole strada degli agi e dell’incolumità inerenti la sua professione, e preferì il sentiero illuminato dagli ideali di libertà e giustizia, che lo condusse al martirio. Subito dopo l’armistizio, entrato a far parte di “Giustizia e Libertà”, militò nel Partito d’Azione clandestino, contribuendo alla formazione delle brigate partigiane. Con il nome di battaglia di “Silva” diede vita alla Brigata GL “Savona”. Divenuto presidente del CLN di Savona, il magistrato si occupò dei collegamenti con i Comitati di liberazione di Genova e di Alessandria e dell’invio di uomini alle formazioni partigiane del Piemonte.

    Grazie alla sua posizione lavorativa poté accedere ad importanti informazioni sulla organizzazione politica e militare della Repubblica di Salò. Il 14 dicembre 1944, tradito da una delazione, venne arrestato nella propria abitazione, rinchiuso in carcere prima a Savona, Il 25 aprile alianese in ricordo dell’eroe Nicola Panevino di Pietro Dilenge a Marassi (Ge) e poi trasportato nella Casa dello studente, sede del comando delle SS. Riconosciuto da una spia come uno dei capi partigiani, venne interrogato e torturato duramente. Pur dichiarandosi colpevole, riuscì a non tradire i suoi compagni di lotta.
    Profondamente credente, durante la prigionia ottenne dai tedeschi il permesso di ascoltare una Messa. Dal carcere trovò anche la forza per scrivere una commovente lettera alla moglie Elena. In essa manifestava l’incrollabile fede “nel Cristo Redentore” e la speranza di riabbracciarla insieme alla figlia Gabriella, a cui rivolse queste toccanti parole: “Bambina mia, è ben triste che tu debba passare il tuo primo onomastico con il tuo papà gettato in galera; ma ciò non deve rappresentare un cattivo auspicio sia perché questa galera lungi dall’infamarci ci onora davanti agli uomini e davanti a Dio…”.
    Fu seppellito nella cappella di famiglia nel cimitero di Aliano con questa epigrafe: “Caduto per la libertà della Patria”.

    Ad Aliano la famiglia Panevino conserva ancora la casa di famiglia, dove il giudice tornava spesso.

    A giugno del 1974, il parroco di Aliano, interpretando il desiderio e l’entusiasmo di giovani ed adulti promosse un’associazione culturale intitolata al suo nome che, a tutt’oggi, sostiene numerose iniziative, un’attività che spazia dalla cultura sino alle iniziative sociali, per mantenere viva la memoria e l’eroica e grande testimonianza. Il magistrato Panevino è stato un prezioso testimone di un periodo tormentato dell’Italia, nella fase che ha posto le basi della Repubblica prima e poi della Costituzione. 

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